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170 | novelle rusticane |
Lucia: — E’ ci vuol la pioggia pei seminati! — oppure: — Le olive saranno scarse quest’anno.
— A voi cosa ve ne importa? che campate sulle rane — gli diceva Lucia.
— Sentite, sorella mia; siamo tutti come le dita della mano; e come gli embrici, che uno dà acqua all’altro. Se non si raccoglie nè grano, nè olio, non entrano denari in paese, e nessuno mi compra le mie rane. Vi capacita?
Alla ragazza quel «sorella mia» le scendeva al cuore dolce come il miele, e ci ripensava tutta la sera, mentre filava zitta accanto al lume; e ci mulinava, ci mulinava sopra, come il fuso che frullava.
La mamma, sembrava che glielo leggesse nel fuso, e come da un par di settimane non si udivano più ariette alla sera, nè si vedeva passare quello che vendeva le rane, diceva colla nuora: — Com’è tristo l’inverno! Ora non si sente più un’anima pel vicinato.
Adesso bisognava tener l’uscio chiuso, pel freddo, e dallo sportello non si vedeva altro