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fucile ad armacollo, e non sapeva chi lo tenesse di far la festa a compare Santo, che gli giuocava quel tradimento.

— No! non ne faccio di queste cose! — rispondeva Santo colle mani in croce. — Vostra figlia voglio sposarla per davvero. Non per la paura del fucile; ma son figlio di un uomo dabbene, e la Provvidenza ci aiuterà perchè non facciamo il male.


Così la domenica appresso s’erano fatti gli sponsali, colla sposa vestita da festa, e suo padre il camparo cogli stivali nuovi, che ci si dondolava dentro come un’anitra domestica. Il vino e le fave tostate misero in allegria anche compare Nanni, sebbene avesse già addosso la malaria; e la mamma tirò fuori dalla cassapanca un rotolo di filato che teneva da parte per la dote di Lucia, la quale aveva già diciott’anni, e prima d’andare alla messa ogni domenica, si strigliava per mezz’ora, specchiandosi nell’acqua del catino.

Santo, colla punta delle dieci dita ficcate