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pane nero 155

voleva. Essa, poveretta, per questo motivo faceva festa a ogni cane che passasse, e si levava il pan di bocca per regalare a compare Santo la berretta di seta nera, ogni anno a santa Agrippina, e per fargli trovare un fiasco di vino, o un pezzo di formaggio, allorchè arrivava al Castelluccio. — Pigliate questo, per amor mio, compare Santo. È di quel che beve il padrone. — Oppure: — Ho pensato che l’altra settimana vi mancava il companatico.

Egli non sapeva dir di no, e intascava ogni cosa. Tutt’al più per gentilezza rispondeva: — Così non va bene, comare Nena, levarvelo di bocca voi, per darlo a me.

— Io son più contenta se l’avete voi.

Poi, ogni sabato sera, come Santo andava a casa, la buon’anima tornava a ripetere al figliuolo: — Lascia star la Nena, che non ha questo; lascia star la Nena, che non ha quest’altro.

— Io lo so che non ho nulla — diceva la Nena, seduta sul muricciuolo verso il sole che tramontava. — Io non ho nè terra, nè case; e quel po’ di roba bianca ho dovuto