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146 | novelle rusticane |
farneticava dalla febbre, col viso acceso contro il muro, e non c’era un boccone di pane in casa, uscì fuori smaniando e parlando da sola come avesse la febbre anche lei, e andò a scavezzare un mandorlo lì vicino, che non pareva vero come ci fosse arrivata, e all’alba lo caricò sull’asino per andare a venderlo. Ma l’asino, dal peso, nella salita s’inginocchiò tale e quale l’asino di san Giuseppe davanti al Bambino Gesù, e non volle più alzarsi.
— Anime sante! — borbottava la donna — portatemelo voialtre quel carico di legna!
E i passanti tiravano l’asino per la coda e gli mordevano gli orecchi per farlo rialzare.
— Non vedete che sta per morire? — disse infine un carrettiere; e così gli altri lo lasciarono in pace, chè l’asino aveva l’occhio di pesce morto, il muso freddo, e per la pelle gli correva un brivido.
La donna intanto pensava al suo ragazzo che farneticava, col viso rosso dalla febbre, e balbettava:
— Ora che faremo? Ora che faremo?