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storia dell’asino di s. giuseppe 139

drone un’altra volta, come massaro Cirino se ne tornò colla falce in spalla dal seminato, che non ci fu bisogno di mieterlo quell’anno, malgrado ci avessero messo le immagini dei santi infilate alle cannucce, e avessero speso due tarì per farlo benedire dal prete. «Il diavolo ci vuole!» andava bestemmiando massaro Cirino di faccia a quelle spighe tutte ritte come pennacchi, che non ne voleva neppur l’asino; e sputava in aria verso quel cielo turchino senza una goccia d’acqua. Allora compare Luciano il carrettiere, incontrando massaro Cirino il quale si tirava dietro l’asino colle bisacce vuote, gli chiese:

— Cosa volete che vi regali per l’asino di san Giuseppe?

— Datemi quel che volete. Maledetto sia lui e il santo che l’ha fatto! — rispose massaro Cirino. — Ora non abbiamo più pane da mangiare, nè orzo da dare alle bestie.

— Io vi do quindici lire perchè siete rovinato; ma l’asino non val tanto, che non tira avanti ancora più di sei mesi. Vedete com’è ridotto?