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138 | novelle rusticane |
veniva dietro raggomitolata nella mantellina, a spargere la semente con parsimonia:
— Se gli accadesse una disgrazia, mai sia! siamo rovinati, coll’annata che si prepara.
La donna guardava l’annata che si preparava, nel campicello sassoso e desolato, dove la terra era bianca e screpolata, da tanto che non ci pioveva, e l’acqua veniva tutta in nebbia, di quella che si mangia la semente; e quando fu l’ora di zappare il seminato pareva la barba del diavolo, tanto era rado e giallo, come se l’avessero bruciato coi fiammiferi. «Malgrado quel maggese che ci avevo preparato!» piagnucolava massaro Cirino strappandosi di dosso il giubbone. «Che quell’asino ci ha rimesso la pelle come un mulo! Quello è l’asino della malannata!»
La sua donna aveva un gruppo alla gola dinanzi al seminato arso, e rispondeva coi goccioloni che le venivano giù dagli occhi:
— L’asino non fa nulla. A compare Neli ha portato la buon’annata. Ma noi siamo sfortunati.
Così l’asino di san Giuseppe cambiò di pa-