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136 | novelle rusticane |
che gli stringeva il labbro, e stralunava gli occhi dallo spasimo, quasi avesse il giudizio, quando il garzone del maniscalco veniva a cambiare i ferri rossi qual fuoco, e la pelle fumava e friggeva come il pesce nella padella. Ma compare Neli gridava al suo ragazzo: — Bestia! perchè piangi? Ora il suo lavoro l’ha fatto, e giacchè la raccolta è andata bene lo venderemo e compreremo un mulo, che è meglio.
I ragazzi certe cose non le capiscono, e dopo che vendettero il puledro a massaro Cirino il Licodiano, il figlio di compare Neli andava a fargli visita nella stalla e ad accarezzarlo nel muso e sul collo, chè l’asino si voltava a fiutarlo come se gli fosse rimasto attaccato il cuore a lui, mentre gli asini son fatti per essere legati dove vuole il padrone, e mutano di sorte come cambiano di stalla. Massaro Cirino il Licodiano aveva comprato l’asino di san Giuseppe per poco, giacchè aveva ancora la cicatrice al pasturale, che la moglie di compare Neli, quando vedeva passare l’asino col padrone nuovo, diceva: