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132 | novelle rusticane |
mentre compare Neli, bestemmiando, tirava fuori dalla tasca il pugno colle trentacinque lire, e gliele dava senza guardarle, come gli strappassero il fegato. L’amico si tirò in disparte colla padrona dell’asino, a contare i denari su di un sasso, mentre il padrone dell’asino scappava per la fiera come un puledro, bestemmiando e dandosi dei pugni.
Ma poi si lasciò raggiungere dalla moglie, la quale adagio adagio andava contando di nuovo i denari nel fazzoletto, e domandò:
— Ci sono?
— Sì, ci son tutti; sia lodato san Gaetano! Ora vado dallo speziale.
— Li ho minchionati! Io glieli avrei dato anche per venti lire; gli asini di quel colore lì sono vigliacchi’.
E compare Neli, tirandosi dietro il ciuco per la scesa, diceva:
— Com’è vero Dio, glie l’ho rubato il puledro! Il colore non fa niente. Vedete che pilastri di gambe, compare? Questo vale quaranta lire ad occhi chiusi.
— Se non c’ero io — rispose l’amico —