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storia dell’asino di s. giuseppe 127

— Vattene! Se vedono che aspetti, non conchiudono il negozio.

Il puledro intanto badava a frugare col muso fra le gambe delle somare che passavano, massime che aveva fame, tanto che il padrone, appena apriva bocca per ragliare, lo faceva tacere a bastonate, perchè non l’avevano voluto.

— È ancora là — diceva compare Neli all’orecchio del fratello, fingendo di tornare a passare per cercare quello dei ceci abbrustoliti. — Se aspettiamo sino all’avemaria, potremo averlo per cinque lire in meno del prezzo che abbiamo offerto.

Il sole di maggio era caldo, sicchè di tratto in tratto, in mezzo al vocìo e al brulichìo della fiera, succedeva per tutto il campo un gran silenzio, come non ci fosse più nessuno; e allora la padrona dell’asino tornava a dire a suo marito:

— Non ti ostinare per cinque lire di più o di meno; che stasera non c’è da far la spesa; e poi sai che cinque lire il puledro se le mangia in un mese, se ci resta sulla pancia.