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gli orfani 97

e non apriva mai bocca per dire «datemi!». Con tutto questo una bella dote, roba che valeva tant’oro! E mi tocca restituirla, perchè non ci son figliuoli! Adesso me l’ha detto il sagrestano che veniva coll’acqua benedetta. E come le voleva bene a quella piccina, che le rammentava la sua povera sorella! Un’altra, che non fosse sua zia, me la guarda di malocchio, questa orfanella.

— Se pigliaste la terza figlia di curatolo Nino s’aggiusterebbe ogni cosa, per l’orfana e per la dote. Osservò la Licodiana.

— Questo dico io. Ma non me ne parlate, chè ci ho tuttora la bocca amara come il fiele.

— Non son discorsi da farsi adesso. Appoggiò comare Sidora. — Mangiate un boccone piuttosto, compare Meno, che siete tutto contraffatto.

— No! no! — andava ripetendo compare Meno. Non mi parlate di mangiare, che mi sento un nodo alla gola.

Comare Sidora gli mise dinanzi, su di uno scanno, il pane caldo, colle olive nere, un pezzo di formaggio di pecora, e il fiasco del