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corso! È salva per miracolo.» Così Cipriano, il quale tolse di qui occasione per raccontarle la grande avventura della lepre, dello spavento, e in conseguenza del perchè le fosse venuto incontro. — Ma sta col cuor quieto (egli seguitava) chè il rumore della caccia si sente là abbasso, molto lontano di qui».
Così discorrendola, i due buoni fratelli inciampicarono senza accorgersi fra i bravi, appostati alla macchia. Uno dei quali, come gli avvisò, — Ohe! ohe! (cominciò) guarda, camerata; vanno anche delle fiere domestiche per questo bosco.
— Che bella pollastra!» gridò il secondo balzando in piedi.
— Ah, ah! questo villano non si può dire che sia di cattiva bocca», soggiungeva il Guercio, sgangherando la bocca ad un riso sguajato.
Cipriano in quel momento avrebbe veduto più volentieri il diavolo. Gittò un’occhiata all’intorno: non v’era anima da sperarne ajuto; talchè, visto che era il caso di bevere o d’affogare, si voltò loro con una cera brava, gridando: — Però?.. m’avete mai visto?.. avete forse ad avere qualche cosa?» ed altre parole, che uno dice più fiero, quando ha più paura.
Ma coloro non erano musi da ristarsi per parole, e cogli sfacciati modi dei bravacci, s’accostavano alla ragazza, la quale, diventata di mille colori e trasudando, s’avvinghiava al braccio del fratello gridando: — Ajutami, Cipriano; ajutami».
Questi, poichè vide a nulla giovar le parole, montandogli il sangue al capo, cacciò fuori tanto d’occhi, e soffiando come una gatta quando sente la