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alla compassione per chi patisce, al dispetto verso chi soperchia, a quei dolci sentimenti che non istrappa se non una lunga serie di torti, fattici — dirò dalla fortuna per non offendere gli uomini.

Non istà qui tutta la virtù, lo so; ma ne è gran parte e gran segno.

I tutori suoi, bramosi di ravviare al più presto la casa, lo richiamarono che appena finiva i vent’anni e gli avevano già predisposta una moglie, nella cui scelta, sebbene avessero consultato tutt’altre convenienze che quelle che importano acciocchè due conjugi sieno un all’altro sostegno, consolazione, conforto; dovea però, per una vera fortuna, riuscire quel meglio che potesse desiderarsi, accoppiando ricchezze, beltà, squisito intendimento e quella soavità di carattere che tanto contribuisce alla felicità propria ed all’altrui.

Questa era la donna Emilia che conosciamo; colla quale erasi egli congiunto da poco più d’un mese; nè trà le beatitudini della luna di miele aveva egli cercato notizie de’ casi antichi di sua famiglia. Ove bene gli avess’egli conosciuti, sarebbesi dato a credere che tant’anni trascorsi, ed il cessare, non che le offese, ma quasi l’esistenza d’una delle parti, dovesse avervi posto sopra una pietra. La gioventù è confidente perchè buona, e perciò spesso o facilmente ciurmata. Come saprebbe essa immaginare e la diuturna e sottile atrocità, di cui pur troppo è capace il vendicativo? come nè tampoco supporre la natura di certi spiriti, de’ quali è un privilegio l’esecrare le persone senza conoscerle, è un dogma il voler male a quelli cui fecero male?

Pertanto, venuto don Alessandro alla campagna