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come contenersi con chi le racconterebbe la morte del povero Sandro?

Di fatto la mattina buon’ora si sente un pissi pissi, un via vai per la strada, un visibilio di congetture; il padre s’affaccia alla finestra e domanda: — Che novità c’è?»

— Non sapete?» risponde uno che passava. «Hanno trovato morto Sandro».

— Cosa mi dite! ammazzato?»

— Mai più: non ha nessuna ferita, non gli hanno tolto i soldi; deve essere stato un colpo d’apoplessia. Povero giovane!» e tirava innanzi.

Il padre corse alla camera della figliuola. Che coltellata per lei allorchè sentì tirare il catenaccio! Sforzatasi a dissimulare, quando esso le contò l’occorso si finse nuova di quel caso, ma non potè a lungo tenersi di non rompere in un pianto dirotto, e dare sfogo al crepacuore represso. A suo padre parve quel cordoglio fuori di misura, pure pensò fra sè e sè: — Bisogna che fosse un po’ briciolata di lui», tanto più che, uscendo, intese dirsi dalla gente: — Porterà il bruno, eh, la vostra Agnese, che gli parlava!»

Ma l’Agnese, dopo una tale batosta, non è più quella. Non le dà il cuore di lasciarsi vedere attorno, onde in casa a piangere, a strillare. Se sta su, tutto le fa ricordare di lui: se si corica, non vi dico altro. Guai se un mobile scricchiola di notte! guai se ode sbatacchiare una finestra! guai se un cane ulula per la strada! Passano e passano giorni, ma il dolore non si disacerba. Suo padre, che la sente ogni tratto mettere singhiozzi da soffocare, le dice: — Ti compatisco: gli volevi bene,