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gnifiche Bedie, facce in Milan ol dì 20 fevree 1764. Precedono l’usciere della Badia, il direttore, i trombetti, poi, dopo un corpo di ussari, vengono i muli colle loro sargie, indi i porta cavagne e la cavalcata de’ facchini e degli uffiziali dello scrutinio; l’abate scaduto e le badesse seguono i carri, come anche la Scuola dei Marasci, maschera cui allude anche il Balestreri nelle rime, parlando appunto di questa facchinata:

Ecco i facchin coi zoeur e i marascitt
Vegnen sgiò allegrament del Lagh maggior,

La carrozza più pompeggiante è il trionfo dell’abbà sesdent, cioè del capo attuale della Badia. I regolatori scorrono a cavallo tra la fila. Tengono dietro altre badesse, e barocci di sonatori (gringaje per ol ball) e cavalli da maneggio; poi una scena tutta villana d’una nutrice col suo lattante, sopra una carretta che qui si chiama volantin. Chiudono la marcia gli ussari e noi con essi.

La Magnifica Badia terminò poi, come tante altre cose arruginite, nel sempre memorabile 1796, e non rinacque, come tante altre cose arruginite, nel non meno memorabile 1814. Quali mascherate si facessero a Milano nel triennio repubblicano ve l’avrò a dir forse altra volta. Poi, durante il regno d’Italia, le parate e le feste eran tutte militari. E i militari appunto, nel 1812, diedero un’insigne mascherata che rappresentava le quattro parti del mondo, con istile alqnanto classico alla imperiale, ma con uno sfarzo e una varietà che più nol dimenticarono quei che ebbero la disgrazia di vederlo. Disgrazia dico