Pagina:Novelle lombarde.djvu/253


241


Poc’anni fa si facevano vere maschere, come alla mezza quaresima a Parigi; ma si trovò strano mascherarsi pel Corpus Domini, e ormai non v’è più che qualche devoto della tradizione, che viene con un naso, o con una sottana a rovescio, o camuffato da mandriano. Soleasi anche far in questo giorno la corsa dei barberi, ma poichè non andava anno senza disgrazia, ne fu espresso divieto il 1843. Un pò pò che vada, il divieto superiore o la serietà pubblica darà bando anche alla festa della Rua: onde, non fo per dire, ma dovete saper grado a chi ne tramanda la memoria ai gravi nepoti.

E dico seguitando che la Ruota, spinta e spunzonata a questo modo, traversa l’angusto calle di Muscheria, con una maestria veramente portentosa, e alla quale dan lode mille applausi. Preso allora il largo dove stanno la bellissima cattedrale e l’episcopio venuta alla piazza del castello, rallegrata dal teatro e dal casino, e all’arco che mette al lietissimo Campo Marzio, la Ruota s’avvia pel corso, a più elegante via d’Europa, chi non conti per tale il Canal grande dell’incomparabile Venezia: potendo dirsi una continuità di palazzi dalla piazza del Castello sino quella dell’Isola; opere di Vincenzo Scamozzi, di Ottone Calderari, di Andrea Palladio, che per appariscenza fanno vergogna agli edifizj moderni, quanto questi vincono quelli di comodi ed opportunità. Fiorite, tappeti, quadri, una bellezza di cento cose è esposta; non v’è finestra che non sia rinzeppata di teste, non terrazzo da cui non campeggino sciarpe ricchissime, finissime piume, vivacissimi occhi e per tutto la turba intorno fiuttuante