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da serrare, poichè del coltello e del rosario non andava mai sprovvisto un galantuomo di que’ tempi. E mentre la madre, fattasi sulla porta, e vedendo volentieri in fatti quel coraggio che dianzi avea con parole disapprovato, gli augurava che il Signore gli tenesse la sua santa mano in capo, egli si metteva la via tra le gambe allegramente.
Passò avanti al tabernacolo d’Imbevera, dove, men rozzamente dell’ordinario, stava dipinta a guazzo l’immagine di Colei che, madre di Dio e nostra ci inspira confidenza di volgerci, colla sua intercessione, ad esporre al Signore i nostri bisogni. Era effigiata in atto di schiacciare il serpente: di sopra si leggevano le parole della Genesi Conteram caput tuum1; sugli stipiti erano foggiati due nastri azzurri, che sorreggevano stinchi da morto incrociati; al piede un ceppo riceveva il soldo che vi offeriva in limosina il viandante o devoto o pauroso.
E devoto o pauroso, non era chi le passasse dinanzi senza far di cappello, e ripetere almeno tre volte la salutazione angelica. Singolarmente i contadini del contorno l’aveano in gran venerazione, ricordando una quantità di miracoli, come essi li chiamavano, impetrati per mezzo di essa, e dei quali rendevano testimonianza grucce, bende, cenci che spenzolavano, bizzarro ornamento, attorno all’effigie invocata. Le vecchie poi sapevano che, per virtù di questa, erano impedite le streghe dal congregarsi, come a loro memoria facevano, la notte d’ogni sabato a celebrare su per quei noci la tregenda. Le fanciulle venivano ad esporvi una pre-
- ↑ Schiaccerà la tua testa.
Cantù. Novelle lomb. | 2 |