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la spada, in testa il diadema, in pugno lo scettro, montato sur un palafreno sfarzosamente bardato, scorrea le vie del paese fra i battimani. Andavangli innanzi corrieri a piedi, poi una banda di sonatori, indi la brigata dei Matti a cavallo, in foggia di moreschi. A sinistra del re camminava il podestà del paese, il quale doveva per quel giorno cedergli la preminenza e fargli onore.

Sorgeva nella piazza maggiore un tribunale con sedili in giro, ove soleansi tenere le accolte del popolo e il gran consiglio, e dove sedeva il podestà quando pronunziava le sentenze, e quando, spezzando una verga e gettandola al condannato, lo dichiarava reo di morte. In luogo così serio faceva sosta la brigata; e il re dei Matti, sedutosi su quel tribunale addobbato a festa, proclamava le leggi da osservarsi durante il suo reggimento; ed erano di sbandir le cure serie, di non darsi scede del capo, mangiar bene, bever meglio, godere a macco, non badare più che tanto ai creditori, ballare, far all’amore chi poteva.

Chiamatesi poi per assessori le maschere dell’Arlecchino e del Dottore, invitava chi volesse piatire. Allora si facevan innanzi gli accusatori, e qui cominciavano a dirne chi una chi un’altra, rivelando la cronaca scandalosa, e raccontando le venture più bizzarre di quell’anno. Se la modestia nè la creanza n’andassero illese, pensatelo; e pensate che sghignazzare, che batter di mani, che fischiare si faceva1. Questa funzione veniva poi ripetuta i giorni seguenti nei Comuni più grossi del contado, ove il monarca creava un suo luogotenente.

  1. Processi simili ho veduto in qualche taverna di Londra.