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chi sa dove, le nostre divise verdi e le coccarde, che guai sa ce le trovavano! poi star aspettando, e pregare Dio che la madassebuona.

Quanto a me, non avevo nè genti nè parenti; onde, seppellito alla meglio quel che mi avanzava, posi tanto di stanga traverso alla porta della mia casuccia, solo per non parere men savio degli altri: che del resto tanto sarebbe valso il lasciarla spalancata; poi... Già la carne non mi pesava; uscito da un abbaino d’in sul tetto, con questo schioppo ad armacollo, la diedi per le campagne. Il mio schioppo, qualora l’ebbi a lato, mi sentii sempre valere il doppio: de’ campi, de’ boschi, nessuno più pratico di me, onde speravo campare. Intanto cominciano a sfilare Francesi buzzi buzzi, senza quell’aria di me n’infischio dell’altre volte; e dietro a loro picchetti avanzati di Barbetti e Cosacchi, con faccie da posali lì, su cavalli che correvano come il vento: erano soldati di Bagrazion, di Rosenberg, di Wukasowich, d’altri nomi che adopriamo ancora per ispauracchio de’ ragazzi. Venire e far netto era tutt’uno; sicchè la gente, vedendo che, gialli o verdi, era assai salvar la pelle, chi potè fuggire non rimase; e senza mancar maglia, chi qua, chi là se la batterono ai monti, alle cascine più fuor di mano, per cansare la mala ventura. Quanti n’ho io scortati che i giorni innanzi stavano tant’alto, e mi voleano rimangiare quasi fosse tornato il tempo loro; e adesso scappavano da coloro che tanto aveano ribramati! Davvero io me ne sentiva la bocca amara, e avrei voluto dar loro almeno una mostacciata: pure morsi la lingua, feci servigi a chi potei, e me ne trovo contento, ancorchè essi poi m’abbiano