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Così nell’anno dei secoli passano le generazioni. Quella che oggi a calca si affanna su quest’ajuola del mondo, dimani sarà scomparsa; agli splendidi clamori che oggi ne rintronano, succeduto il silenzio; al tumulto delle futili importanze, la solitudine, il disinganno del sepolcro; gli edifizj che noi ci architettiamo, verranno levati come il padiglione d’una notte: altre generazioni succederanno poi a tripudiare e gemere, a compiangere ed esser compiante, a soffrire e far soffrire, sintantochè, giunta a sera la loro giornata, daranno luogo alle successive; — nulla più ne indicherà l’esistenza, nulla se non le ruine.

1834