Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/98


—( 80 )—

sinio di quella fanciulla, che fu trovata uccisa innanzi alla porta della casa di lui. Ma Fan-sieu che non sapeva che la tomba di Hoa-hien fosse stata aperta, e come ne fosse stato tolto il cadavere, non aveva parole per rispondere alle interrogazioni del giudice: solamente, siccome Pao-kung si ostinava pur sempre a voler saper qualche cosa, confessò che nella notte passata aveva tagliato la testa all’anima d’un morto che era apparsa intorno casa sua.

Pao-kung dubitando, per la stranezza del racconto di Fan-sieu, della verità del fatto, e non avendo prove per decidere, lo fece chiudere in prigione, e scrisse in una carta, che ordinò si affiggesse a tutte le porte della città, la intera esposizione del caso. In essa carta, dopo aver narrato come fosse stato arrestato Fan-sieu accusateo d’omicidio e d’avere aperta la tomba di Hoa-hieh, e detto come fosse impossibile decidere la questione, inquantochè Fan-sieu si diceva innocente, si terminava finalmente promettendo una ricompensa di mille monete d’argento a colui che aveva aperto il detto sepolcro, e aveva fatto rivivere la fanciulla, se questi si portava al tribunale come testimonio, affinchè il giudice per suo mezzo potesse scoprire la verità.

Il servo Li-sin visto il bando, allettato dalla ricompensa, si recò al tribunale; narrò il caso occorsogli, e chiese l’argento promesso. A questo modo Pao-kung giunse a sapere la causa che aveva ricondotto alla vita la giovanetta Hoa-hien, supposta morta; e considerando che Li— sin, coll’aprire il sepolcro, era stato la cagione per la quale Fan-sieu aveva commesso quell’involontaria uccisione, condannò lo stesso Li-sin, come omicida, alla pena del capo; e che il corpo di lui venisse poi esposto in sulla pubblica piazza. In quanto a Fan-sieu lo mandò libero a casa sua, considerandolo irresponsabile dell’uccisione d’una persona che egli riteneva per morta.

Ma Fan-sieu pensando alla sorte di Hoa-hien, e ai suoi amori con lei, e alla fede che le aveva promesso; e che egli poi era stato, che l’aveva uccisa di propria mano; divorato dal rimorso e dal dolore, morì dopo lunga e crudele malattia. Così fu vendicato l’infelice fanciulla.