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di buon animo i miei baci e le mie carezze.» — Le toglie le vesti funebri che la coprivano, e si giace nella tomba accanto al corpo esanime della giovinetta. Non andò guari, che un leggero movimento scosse le membra della donna, già contratte dalla morte: gli occhi di lei a poco a poco s’aprirono; poi un soffio di vita animò il suo corpo: l’anima risvegliossi, e con fievole voce potè domandare: «Chi sei tu che osi giacerti meco?» — «Io sono Li-sin, il servo di casa vostra, rispose l’uomo spaventato. A me il padrone ordinò di seppellirvi in questo luogo, dopo che foste morta. Ma non mi dette l’animo d’abbandonarvi, e venuta la notte, aprii la tomba vostra e la bara; vi vidi e... d’improvviso ecco che tornate di nuovo alla vita. Sia lodato il cielo che ci concesse tanta felicità.» La fanciulla, che aveva già riconosciuto il servo, ricordossi subito di quel che era accaduto nei giorni passati in casa sua, e gli disse: «Or ben mi sovvengo che io morii di dolore e d’angoscia, a causa di quello spergiuro di Lieu. Oggi il cielo mi ridona l’anima. Questo fortunato evento sembra opera del destino: fu certo il destino che vi condusse a riaprirmi la tomba e a ridarmi la vita. Il beneficio che mi avete fatto non ha ricompensa bastevole. Io non ritornerò dunque da mio padre, ma sarò vostra moglie, e voi a me sarete consorte. Tutto quel che v’ha di prezioso nel mio sepolcro è vostro; prendetelo e andiamo.»

Li-sin colmo di gioia, raccolse gli abiti diversi, gli ornamenti e le altre preziose cose, che erano state deposte nella tomba; e con quelle, e assieme alla fanciulla Hoa-hien, s’avviò a casa.

Non era ancora spuntata l’alba, quando vi giunsero, e batterono alla porta. Venne ad aprire la madre di Li-sin; la quale veduto il figliuolo ritornarsene a casa con una donna, maravigliossene molto, e lo domandò chi ella fosse. — «Questa fanciulla, rispose Li-sin, stava coi miei padroni al servizio della loro povera figliuola, onde noi ci conoscevamo già da molti anni. Ora essendo morta la padroncina, ha approfittato di questa circostanza, per lasciare quella casa e unirsi meco in matrimonio. Ecco perchè così di buon mattino ve l’ho condotta