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di questo e quel magistrato, or negli uffici pubblici, per vedere di venderli e mettere assieme qualche quattrinello.5 A questo modo giunse anche al luogo, ove risiedeva il ministro Kin. Questi era uscito a fare una visita ad un concittadino ed amico; e nel ritornare, veduto il baccelliere Lieu che si teneva quelle sue scritture tra mano, gliele prese con indifferente noncuranza. Ma osservatele bene e più attentamente, e vista la bella mano di scritto, lodò molto il giovane e invitollo ad entrare nel suo ufficio. Quivi lo domandò d’onde venisse e dove andasse, e per qual ragione s’era mosso di casa sua. E così nel conversare accortosi che il baccelliere Lieu era d’un ingegno veramente raro, lo invitò a rimaner con lui, che lo avrebbe impiegato in una scuola a educare e istruire i giovanetti. Accettò di buon animo il giovane, che nulla di meglio cercava; e mandato subito a pigliare le poche sue robe, che aveva lasciate nel convento, si stabilì nella sua nuova dimora; la quale era al lato del padiglione orientale del giardino del ministro. Lieu-cen trovatosi per questo mezzo provvisto largamente del necessario a vivere, si pose di nuovo alacremente allo studio. Nell’ufficio del ministro era un continuo andare e venire di uomini di lettere; i quali conosciuta l’abilita del giovane, si servivano volentieri dell’opera sua in qualche loro affare; onde egli potè guadagnarsi la stima di molti, e la benevolenza e l’affezione dal ministro. Ora avvenne che, andando una sera a diporto, Lieu-cen entrò a caso nel giardino del palazzo Kin, mentre la figlia del ministro con due o tre damigelle, seduta sotto il poggiuolo delle camelie, ricreavasi alle fresche aure di quel delizioso soggiorno. Lieu-cen, veduta la fanciulla, che era di grande bellezza, fu ripieno di meraviglia e stupore, e disse tra sè stesso: «Già da molto tempo udii dire, che il ministro Kin aveva una figliuola vaga e bella quanto donna dei suoi tempi; ma ora posso assicurarmi con gli occhi miei propri, che non si diceva menzogna. Ah! s’io potessi in qualche modo procacciarmi fama nel mondo, e acquistarmi onori, ecco la creatura che farebbe paghi tutti i voti del mio cuore!» Così dicendo, per tema che qualcuno si accorgesse di lui, ritornò