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alla città di Tong-king a pigliar l’esame. Carico del suo leggero bagaglio, chè non aveva proprio che il necessario, si mette in via. E cammina cammina, dopo lungo e faticoso viaggio arriva finalmente alla capitale. Ma, ohimè! gli esami erano terminati. Il povero Lieu-cen tutto dolente: «Oh destino crudele! esclama sospirando, perchè mi sei cotanto avverso? perchè ti opponi così ai miei desideri?» Riposatosi alquanto, e raccolte le poche sue robe, ripigliò la strada di Yang-ceu; ma quando fu arrivato al tempio e convento di He-yuen fece sosta; e allettato dalla quiete del luogo e dai libri della biblioteca del convento, chiese ospitalità a que’ frati buddisti, e là s’intrattenne, attendendo con molto ardore agli studi.

Il tempo vola come freccia che parte dall’arco; i giorni e i mesi si succedono colla celerità della spola mossa dal tessitore. Era giunta la sera della festa delle lanterne3: per le vie della capitale cominciava a brulicare un numero infinito di gente e di rificolone d’ogni foggia e colore.

Ora è da sapere che in quel tempo, nella terra detta di Pei-yen, a trenta li dalla città, alla quale si giunge dopo aver traversata per acqua molto paese, v’era un laghetto; ove alla profondità di dieci mila cang4, viveva già da mille anni un bellissimo pesce d’oro. Questo pesce d’oro era una fata molto potente, la quale d’ordinario la notte trasformavasi in una fanciulla, ed andava passeggiando lungo le sponde del fiume, per sedurre ed ingannare i viaggiatori che di la passavano colle loro barche. Quella sera il pesce d’oro era apparso alla superficie del lago; ed avendo inteso che alla città si faceva la festa delle lanterne, subitamente sputò dalla bocca una perla piccioletta, che trasformossi in una fanciulla bellissima di diciott’anni; la quale, presa in mano una rificolona accesa, s’avviò pian piano alla città. Ivi giunta si mischiò alla folla; e tutti quelli che la vedevano non potevano fare a meno d’ammirarla, tanto era vaga e gentile. Già cominciava in cielo verso oriente il barlume del giorno; allorchè la fata, veggendo che la festa continuava ancora, e che molte erano le persone che percorrevano la città con le loro lanterne accese; temen-