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pinto sul volto, narrò al giudice la luttuosa istoria delle sue sventure. Allora, senza per tempo in mezzo, Pao-kung dette ordine che si arrestasse e si menasse a lui Hoang-kuang; ma il malvagio uomo negò impudentemente la verità, nè volle confessarsi reo dell’uccisione del giovane soldato. Per la qual cosa il giudice, pensando al modo di venire in chiaro sulla realtà del fatto, tra sè diceva: «Se un uomo fu ucciso, si deve pur trovare il suo cadavere; e questo rinvenuto e riconosciuto che fosse, aprirebbe la via per rintracciare più facilmente il vero, e darebbe una prova, innanzi alla quale il reo, se egli è tale, non oserebbe più negare il delitto. Ma se questa prova manca, come farò io a trovare la verità?» Ora stando in questa incertezza ed imbarazzo, un forte buffo di vento soffiò davanti al banco del magistrato; e, cosa meravigliosa! il giudice Pao-kung udì da quel vento uscire una voce che diceva: «se temi di condannare un innocente, che i tuoi sergenti mi seguano.» La voce cessò, e il vento fece ancora tre giri intorno al seggio del giudice.

Cang-lung e Hia-u, i due sergenti ch’erano nell’aula del tribunale, seguirono la corrente del vento che, uscita fuori, andò distante venti li dalla città, e si fermò; e poi girando e rigirando entrò in una fornace da mattoni, e là si disperse. I due sorgenti guardarono dentro alla fornace, e vi scorsero il cadavere di un uomo, che la corruzione non avea per anco alterato nei lineamenti. Diedero notizia di questa cosa a Pao-kung; ed egli ordinò che quel corpo fosse portato nella sala del tribunale, e disse a Cun— niang ivi presente, s’ella lo riconoscesse. Il vederlo e il riconoscerlo fu per lei un istante solo. Ella si strinse al seno le fredde spoglie dello sposo, e le bagnò con amare ed abbondanti lacrime. Molte lividure si vedevano sul cadavere dell’infelice: erano i segni dei colpi di bastone, sotto i quali Hoang-kuang lo aveva fatto morire.

Il barbaro Hoang non potè più nascondere alla giustizia il delitto che aveva commesso, e confessò intiera la verità. Ed il giudice Pao-kung, pronunziando pubblica ed esemplare sentenza, lo condannò a scontare colla vita la crudeltà sua; e inol-