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sione pel misero che lo pregava, mi disse: Yen il taosse è colui che commise il delitto inverso tua cognata. V’è dell’argento che si trova presso Kiu-hiang, e che farà testimonianza della tua innocenza. Tua cognata, seguitò egli, tenne conto dell’uso che ella fece di quell’argento, nel registro ove soleva segnare le spese di casa. — Ora dunque Vostra Eccellenza s’informi debitamente e verifichi la cosa.»

«Con quali fanfaluche mi venite voi fuori, disse Pao-kung pieno di risentimento: queste sono parole d’un’anima dell’altro mondo, e come osate voi, innanzi ad un magistrato di giustizia, tenere questo intricato e inutile cicaleccio? — Ciò detto fece subito acciuffare Ko-sin, e gli fece amministrare trenta colpi di bastone. Ko-sin fra gli acerbi spasimi della punizione che gli veniva inflitta, piangendo e implorando diceva: « Spirito invisibile di mio fratello, che pur promettesti di venire in mio soccorso, deh! mostrati innanzi al magistrato. Come oserebbe egli allora accusare il mio linguaggio di menzogna e stravaganza?»

E Pao-kung beffeggiandolo gli rispondeva: «Ebbene, poichè voi avete l’anima di un morto dalla vostra, come va che ella non parla direttamente a me? perchè non risponde essa stessa alle mie domande?»

Non aveva finito queste parole, che si sentì spossato e sfinito di forze; sicchè fattosi guanciale delle braccia piegate, s’addormentò sul banco del tribunale. Ed ecco gli apparve una visione in sogno; era l’anima del baccelliere Me Ko-ciung, che in tuono lamentevole gli diceva: «Grande e venerabile magistrato, che da gran tempo porti il vanto di uomo di divina intelligenza, perchè si è ora così oscurato il tuo intelletto da renderti incapace di chiaramente distinguere il vero? Colui che vituperò la mia sposa, colui che fu causa della sua morte, è Yen il taosse; e mio fratello è innocentissimo d’ogni colpa. Kiu-hiang, l’ancella di mia moglie, s’impossessò d’un involto d’argento, che è quello stesso che Vostra Eccellenza mi regalò in occasione del mio primo esame, quando cioè ottenni il grado di Sieu-zai, e che poi mia moglie diede in dono al taosse,