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ra ov’era, alla biblioteca, ove diceva volerlo curare con non so quali suoi prodigiosi medicamenti. Mia figlia non v’acconsentì, perchè ella credeva più utili pel malato le dolci e continue cure che egli trovava nel seno della famiglia. Ora l’avversa fortuna volle che mio genero morisse vittima del male divenuto indomabile; e Ko-sin dal profondo del petto prese a odiare mia figlia, come quella che aveva spinto il fratello di lui nella tomba. Perciò con brutale violenza la costrinse alla più turpe azione, che a lei fu causa di morte, ed a lui mezzo di smaltire il rancore che da gran tempo covava in seno.»

«Colui che macchiò l’onore di mia cognata, e la costrinse alla morte, rispose Ko-sin, non fu altri che Yen il taosse.»

«Yen il taosse! riprese Kuang-kuo. Un venerando sacerdote, che appena appena si trattenne là un giorno per celebrarvi l’uffizio, come avrebbe egli in un momento reso suscettibile il proprio cuore di sì sozzi ed animaleschi appetiti? Egli entrò nella camera di mia figlia! Egli la fece salire al piano superiore! Ma se, terminate le esequie, Yen il taosse; con la comitiva uscì per la gran porta e se n’andò con gli altri: e tutti, tutti furono testimoni del suo operare. Oh no! questo, lo dichiaro altamente, non è che un prendersi giuoco del magistrato.»

«Un taosse! riprese allora il giudice, volgendosi all’accusato: non è questo il modo d’esprimersi compiutamente. Voi dite soltanto: è stato Yen il taosse; ebbène, quali prove adducete, su che v’appoggiate per avvalorare una simile asserzione?»

«Quando Kuang-kuo, che mi sta qui dinanzi, disse Ko-sin piangendo, presentò quella falsa accusa a mio danno, visto l’imminente pericolo che mi sovrastava, io subito a mani giunte mi raccomandai all’anima del mio caro fratello; e tanti furono i miei pianti e i singulti, che io morii di dolore, empiendo la terra del sangue che per la bocca veniva dallo straziato mio petto. Così mi ritrovai nel regno dei trapassati: e fra l’ombre che ivi vagavano, subito riconobbi quella di mio fratello Ko-ciung, dinanzi al quale battendo più volte a terra la testa, dolente implorai soccorso. E mio fratello allora, tutto compas-