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20 | novella quarta |
partita confessarsi, e che l’ora della morte è incerta, e che era ben contento mettere per il suo signore la roba e la vita, ma non l’anima, e che lo pregava per carità che udisse la di lui confessione.
Il frate prestando fede a tante sue divote parole prese il carico di udirlo, e cominciando la confessione andava interrogandolo sopra i comandamenti, ed egli rispondeva che pareva la più divota persona del mondo; e così seguitando quando il frate venne al precetto che dice: non furare, lo ricercò se avesse mai furato cosa alcuna. Ser Ciabattella che ad altro fine non si confessava che per torre i coltelli al frate, messe a questa interrogazione un gran sospiro, e quasi lagrimando rispose: io ho furato e furo; e mentre disse queste parole con un paio di forbici e più piano che potè la cordellina tagliò, e si prese i coltelli. Il frate di quest’atto niente s’accorse, ma attendendo alla confessione ser Ciabattella che avea eseguito la sua intenzione, si sforzò di abbreviarla, ed in ultimo presa l’assoluzione e la penitenza, si partiva con buon passo dal frate. Il quale cercando il cordiglio, e non ritrovando i coltelli, pensò subito che ser Ciabattella gli avesse tolti, e con gran voce indietro lo richiamò. Ser Ciabattella alquanto