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Sul merito di questa Novella non ci distenderemo in parole, perocchè quanto a noi il giudizio nostro sta nel fatto stesso della presente pubblicazione; quanto agli altri ci confidiamo che come ella è paruta a noi delle più belle e gustose che si scrivessero di quel secolo, così non voglia parerne diversamente a quei che la leggeranno, per poco che prendan diletto di siffatte letture.
E per dire dell’opera nostra, noi ci attenemmo strettamente alla lezione del Codice, di cui anche ci piacque mantener la grafia, ben sapendo come oggi le antiche scritture si vogliano dai più nella forma nativa, e a così dire, nei vecchi lor panni, anzichè racconce e vestite alla moderna. Onde salvo il regolare la interpunzione secondo che veniva richiesto dalla chiarezza, e il disgiunger parole che si leggevan legate nel testo, non ci permettemmo verun muramento; e nemmeno rispetto a certe terminazioni, che per esser oggi fuori dell’uso, per poco dai meno esperti potevan prendersi per isconci di stampa. Così, a modo di esempio, sul bel principio lasciammo benivole, che altri avrebbe forse mutato in benevolo, come forma speciale non rara in antichi scrittori, i quali si piacquero di piegare alla terza declinazione parecchi nomi tanto sustantivi, quanto aggettivi ed anco propri, che sarebbero