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di marabottino manetti |
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gava che venissi insino a lui, et che se non fussi ch’egli si sentiva di mala voglia, lo sarebbe venuto a trovare insino a casa. E così credendosi el dolce messere d’essersi stemperato la notte, si dette a ’ntendere avere uno gran male. Il perchè tirato alquanto da parte el lenzuolo imbrattato ch’elli avea sotto, si ricoricò dalla parte dove era netto, e quivi riposandosi aspettava Tommaso, el quale auta la ’mbasciata dal cherico, poco stando, giunse quivi. A cui el prete, vegiendolo, disse: Tommaso mio, io ò auta sì fatta l’uscita ch’io ò impaniato tutto il letto senza sentirmi di cosa alcuna, e Dio voglia ch’io non abbia un gran male; ma trovandomi tutto imbrattato io mi trassi la camicia et gittàla qua dietro al letto. Ben sai che quello ladronciello ci debbe essere stato e amela rubata; imperò che io e il cherico n’abbian cierco ciò che ci è e non l’abbiano potuta trovare. Troppo ci sarà egli stato, disse Tommaso, non vel dissi io che egli ci verrebbe? Ma sia la cosa come si vuole messere avenente mio, poi ch’io ò tolto a servirvi io lo farò venire tante volte ch’egli ci rimarrà, pur che voi vogliate: sichè non vi date maninconia; attendete pure a guarire che io vego che voi avete un gran male, forse maggiore che voi non credete, et confortatevi che io mi rinquoro che noi li porremo le ma-