la toccasse. Essendo adunque stati gran pezza in così fatte contese, e veggendo Dioneo l’ora oggimai esser tarda, turbato dalla durezza di Lisetta, le giurò che mai non la lascierebbe partire, se alle sue voglie non consentisse; e voltatosi al barcaiuolo, gli comandò che a s. Martino di Strà, luogo miglia tre discosto da Vinegia, andasse. Le quali parole udendo Lisetta, e veggendo la barca già avviata verso il luogo ordinato da Dioneo, e lui vedendo adirato, di nuovo cominciò maravigliosamente a piangere. Dioneo, lasciatala alquanto piangere, la ripregò che ella dell’amor suo le facesse grazia: e tuttavia pregandola, il braccio ritto le mise al collo, e colla mano dell’altro il viso preudendole, lei quasi consenziente, per la bocca baciò: e veduto che ella più resistenza non faceva, da capo rabbracciò, la mano manca mettendole sotto i panni. Lisetta, fatto un tal pochetto di difesa, alla fine consentì di lasciarsi toccare, e da questo atto a’ congiugnimenti amorosi vennero, con poco e breve piacere dell’una e dell’altra parte: di Lisetta, perchè mal suo grado fatto l’aveva: di Dioneo, perchè conobbe aver comperata la gatta nel sacco. Pur volendola pacificare, di lei pietà prendendolo, le disse