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vi tengo. Vergognavasi Lisetta d’essere stata in cotal guisa gabbata da Dioneo, e nulla rispondea, ma la testa bassa tenendo l’infortunio suo forte piagneva. Dioneo allora, vedendola lagrimare, sorridendo così le disse: Ringraziato sia Iddio oh’io veggio acqua uscire, onde già tanto fuoco uscir vidi. Oh come è ben vero che spesse volte la mano che ferisce il colpo sana! Io veggio pure ora quegli occhi falsi e micidiali, da quali già mille e mille amorose fiammelle al mio misero core s’avventarono, versar acqua che l’incendio mio ammorza, e le profonde e mortali mie piaghe salda e sana. Poiché Dioneo queste e molt’altre simili parole ebbe dette, ed appieno sfogato l’animo suo, di lei, che tuttavia dolorosamente piagneva, rincrescendogli, con buone e dolci parole la volle umiliare e confortare, in cotal modo dicendo: Cuor del corpo mio, non vi turbate se io con inganno mi sono ingegnato d’acquistare quello che ardentissimamente amando aver non potei; non vi cruciate, anima mia, perch’io v’abbia colta in questo misfatto, perchè amandovi come io fo, che non meno di me stesso v’amo, potete viver sicura che e questa ed ogn’altra vostra cosa,