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la cera al foco, che di lui molto le ’ncrescesse; tenendo però ferma e segreta la pratica col Membruto, il quale non si lasciava mai vedere là ove Lisetta fosse; ma secondo gli ordini tra lor posti si trovavano insieme. Ora essendo già passati quattordici mesi dal dì che Dioneo avea cominciato a seguir Lisetta, non avendogli giovato la lettera mandatale, nè l’averle fatto parlare, e dimostratole per ben mille segni l’ardentissimo amore che egli le portava, piacque a messer Domeneddio, il quale con giusti occhi riguarda le ingiustizie dei mortali, di palesare a Dioneo gl’inganni di Lisetta. Avendo adunque ella posto ordine col Membruto di sollazzarsi con lui la mattina della vigilia del Corpo di Cristo, partitasi dalla chiesa della Carità, ove insieme con Dioneo aveva udito Messa, entrata nella sua barca a casa se n’andò: e giunta alla riva, smontar subito fece la fante che con essa lei era stata alla Messa, e tantosto ne fece montare un’altra nella barca, e quella verso san Marco fece avviare. Dioneo, che la seguiva, siccome quegli che di vederla mai stanco non si trovava, veduta la mutazione della fante, sospicò Lisetta non andasse a far quello che nel vero andava: perchè,