Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/28


22


Di cocenti sospir d’amaro pianto,
Tu l’alma mia rinfresca,
Amor, l’usata guerra;
Solo il petto di quella che m'atterra,
Giammai non si diserra
Per tuo scaldar: né per spirar di vento,
Né per cantar d’augei, né per lamento.
E per più mio martire,
Per le campagne veggio e per li boschi,
Gir scherzando le fere aspre e selvagge,
E di dolce desire
Le serpi accese a cui gli amari toschi
Amor del cor sottragge:
Ma perch’io venga meno,
Punto non scema, lasso! del veleno
Che il bel guardo sereno
Per gli occhi al cor mi porse, il giorno ch’io,
Altrui mirando, me posi in oblio.
Poi ch’ogni nostra speme
Per lung’uso, Canzon, torna fallace,
Nostra speranza sia non sperar pace.


Da l’altra parte sembiante facendo Lisetta di amarlo quanto l’anima sua, davagli le maggiori speranze di farlo contento che mai dato gli avesse, mostrando, vedendolo struggere come