Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/25


19


di porto, messovi sotto la sua, per un suo servidore a Lisetta ne la mandò: la quale il giorno seguente, come egli poi seppe, al Membruto la mostrò. Conoscendo adunque il Membruto Dioneo non essersi mai abboccato con Lisetta, si racchetò, facendo amenduni gran festa, e riso insieme di Dioneo, dicendogli Lisetta: Parti che io, come che femmina sia, abbia bene uccellato questo valente cortigiano, che tanti anni ha studiato nella mocciconeria? Domine fallo tristo poichè e’ vuole che io gli vada a parlare, o dia modo a lui che ei venga da me: dirai tu ora, ben mio, che io ami lui più di te? Mai no, diceva il Membruto, e promise per questo a Lisetta, di non andare mai più là dove ella e Dioneo fossero. Per la qual cosa più non vedendolo, e stimando Dioneo l’amore di costoro essere giunto al fine, sapendo niuno mondano accidente essere eterno, ed olire di ciò ricordandosi Lisetta incontro lui ad amarlo aversi fatta, e non egli incontro lei; considerata la grandezza, la età, e le altre condizioni di Lisetta, e le sue insieme, che non pativano ch’ella fingesse a seguitarlo con maggior sollecitudine che prima, si mise di giorno in giorno attendendo la risposta, o altro effetto