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si servivano di pianelle, e che vicino di lui stava. Era allora il marito di Lisetta in villa, perchè essendo ella ita una sera a casa di quella sua sorella, della qual di sopra facemmo menzione, per avventura vi capitò Dioneo. Onde a Lisetta parendo esserle dato tempo e luogo di poter recare ad effetto il pensier suo disse alla sorella: Questa mattina, mentre che era alla Messa, il calzolaio mio portò una lettera a casa, la qual lettera, secondo che egli disse, è stata mandata da Roma a mio marito: e perchè non mi vi trovò, non la volle lasciare. Poi voltatasi a Dioneo disse: Deh potreste voi mandar per essa e mandarlami? Dioneo, che cosa al mondo maggiormente non desiderava che di compiacerle, disse di farlo volentieri: e avvisandosi quella essere l’ora ch’egli le potrebbe sotto quella mandarne una che molti mesi addosso portata avea per darle, sentì non mediocre piacere: appresso estimando quella lettera essere finta da Lisetta acciocchè egli per quella via le potesse mandare le sue; come quella che nel sembiante mostrava di non men di lui desiderare la conclusione del loro amore. Onde quella istessa sera andatosene Dioneo al calzolaio, tolse la lettera, e pagato un grosso