Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/16


10


quale col marito e fratelli di lei molto usava, sì bene seppe co’ sguardi, e altri atti suoi amorosi e lascivi movimenti fare, che Dioneo, (che così mi piace di chiamare il giovane) di lei sì fieramente s’accese, che qual giorno egli non la vedeva, si riputava il più sventurato uomo del mondo: ma per tema di non dare a vedere l'amor suo ad altro, che a lei, non pur non andava, ma non si era curato di saper dove ella s’andasse alla Messa, così dalla lunga seguitandola senza sospezione di nessuno. Ma la fortuna, che le più delle volte alle cose dannose presta si offerisce, volle che essendosi malata una delle sorelle di Lisetta, la qual molto domestica era di Dioneo, et essendo egli andato a vederla, trovovvi per avventura Lisetta; la qual similemente era quivi venuta per visitar la sorella. Ora quanto caro fosse a Dioneo d’averla quivi trovata, non è da dimandare. Postosi adunque a sedere, e d’un ragionamento in altro travalicando, come in sì fatti luoghi far si suole, caddero in sul ragionar dello andare ad udir Messa. Onde Lisetta, la qual disiderava d’invescare Dioneo, voltata la coda dell’occhio verso lui disse: Io vo ogni giorno alla Messa nella chiesa della Carità. Dioneo, il quale