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50 prologo.

lisme se répand et éclate alors que le daguerréotype et la photographie démontrent combien l’art diffère du vrai». Ma tutto questo accade perchè anche nell’arte si è voluto distinguere nell’uomo la materia dallo spirito, l’anima dalla carne, mentre l’uomo è uno; ed è perciò che noi lo vogliamo rappresentato tutto intero, nella bellezza e nella deformità, negli istinti sublimi e nei bassi, com’è, come l’hanno fatto i tempi, le religioni, le virtù ed i vizi. Vorremmo che l’amore si cantasse come tutti lo sentono, non aspirazione platonica ad un tipo, ma desiderio sublime di una donna intera, spirito e carne; di una donna vera e viva, santa o peccatrice che sia. Cercare la deformità, accarezzarla, compiacersene, è caso patologico; ma lo è altrettanto fingere che la deformità non esista. È vizio l’eccesso come il difetto, la lussuria come la castità, e poichè il nostro secolo lo sa e lo dice, vogliamo essere del secolo nostro. Vogliamo l’arte del presente, non quella del passato, non quella dell’avvenire. Vogliamo sentire come i nostri nervi ed il nostro cervello comportano, non attraverso al diaframma delle sensazioni altrui. Vogliamo