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48 prologo.


Ma via, buona gente, non è già l'idealismo che ci irriti i nervi. Ohibò! Accettiamo tutta l’arte del nostro paese, vecchia e nuova, cattolica anche, da Fra Iacopone ad Alessandro Manzoni, per quanto non siamo cattolici, nè vecchi, nè nuovi. Ma veneriamo il Petrarca, non i petrarchisti. Ben venga l’ideale quando non sia una ricetta, una falsariga, uno stampo; quando non rimpianga, come fa ne’ sonetti del prof. Rizzi la voce armoniosa de’ cigni antichi e non ci mostri, con sale più inglese che attico, la cuoca che medita di tirare il collo al canoro augello. Queste stampiglie erano vecchie sino al tempo del Pervigilium Veneris dove: Loquaces ore rauco, Stagna cycni perstrepunt: non ce le date ora come le colonne d’Ercole dell’arte. Dateci pure dell’ideale, ma non modelli da sarto per tagliarci sopra le giubbe agli studenti di liceo. Dateci dell’ideale, non del brodo lungo. E non adoratelo in una chiesa fuori della quale non ci sia salute, non lo fate lo czar di tutte le lettere che sono una repubblica. C’è posto per tutti, pel Cavalca e pel Boccaccio, pel Tasso e per l’Ariosto, pel Montaigne e pel Bossuet, pel Dryden e per lo Sha-