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prologo. 41

prossimo che è opera scellerata il pensare fuori delle massime cristiane ed il ribellarsi alla teosofia del Rosmini. Non credono che nell’arte latina e cattolica, e se vi provate a dire che anche i ribelli hanno affetti, gioie e dolori li vedrete levarsi e gridare che il Parini, il Manzoni, il Giusti non pensarono, non sentirono, non soffersero così. Sentirete gridare che non ci può esser arte materialista, che non si può concepire il bello colle teorie dello Spencer, che il sublime non può esser capito dagli allievi dello Schiff. Così Orazio è darviniano e gli arcadi siamo noi!

E gli accademici si sfiatano e sudano. Per loro non muta nulla, per loro non ci può esser arte fuori delle tesi accademiche e ne conosco parecchi che, a letto, scrivono commoventissime canzoni sui dolori dell’esilio perchè l’accademia trovò che dopo il Berchet l’esule era un bell’argomento. Ma non vedete dunque come galoppano le idee che vituperate? Non