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prologo. 35

dinger e gli amici Demosteni del fòro genovese dovrebbero capire che c’è qualche cosa che si rinnova dappertutto, anche nella letteratura del nostro paese. Si sente pure che il mosto fermenta e vuol diventar vino, perchè quello degli anni passati è diventato aceto. La fermentazione è tumultuosa, è vero; si sviluppano gas malsani, ma l’intimo lavoro c’è, e il vino lo berremo. Se non sarà Falerno, pazienza; almeno sarà vino schietto.


    del bel regno d’Italia? È un genere di lavoro che mi pare, lo confesso, alquanto pericoloso ecc. Il Guarnerio professa in un liceo e qui c’è la personalità astiosa che tende a metterlo in sospetto, benchè il sospetto sia proceduto da un mi pare vestito da reverendo Padre. Ecco, questa sarà un’azione ideale, ma da noi, quaggiù, la chiamiamo una cattiva azione; in lingua povera poi... acqua in bocca. Intanto il professor Guarnerio per le conseguenze di quell’articolo morale ha avuto tali tribolazioni da dover buttar via il pane: e non è un signore e non ha sposato una signora. Il critico (questa volta bisogna dargli la soddisfazione di non nominarlo, perchè si chiama X) il critico conosce benissimo l’arte di accoltellare la gente nella schiena e l’adopera, ma badate però che è un critico virtuoso, oh, è uno specchio di virtù.
    Santa pudicizia, quanti delitti si commettono in tuo nome!