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26 prologo.

sentirsi lodare dal (con licenza) Barone Mistrali per l’ode che precede la traduzione di Tirteo e per la lettera al Prati.

Un’altra lode della stessa fabbrica di concimi è toccata a Leopoldo Marenco che scrive al Bersezio dolendosi che i critici non parlino a modo suo e che il pubblico legga gli scrittori che non piacciono a lui. L’autore di tanti celebri idilli comici chiama mostricciattoli questi poveri autori e li copre con un monte di contumelie biliose per finire dicendo che « i critici di maggior sapere e di maggiore acume, quando non tristi per natura o per cieca passione, sono i meglio riguardati a giudicare le opere altrui. La loro stessa severità non è scevra di rispetto; franchezza, non brutalità; gentilezza di forma, non villanie ». Se fosse vero, padre Zappata! E non vi domanderemo quali siano i sani e forbiti scrittori che nessuno legge e che i librai non tengono in bottega. I libri del De Amicis non peccano di ve-