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prologo. 13

e la sua patria stessa. Non rimproverarci se, per carità del natio loco, abbiam chiuso Giovenale con sette suggelli. Grato m’è il sonno. Il resto lo sai.

E poi, chi ti dice che come Cassio non aspettiamo anche noi gli Idi di marzo bevendo il cecubo? Chi ti dice che nel mirto sacro a Venere non sia nascosta la spada d’Armodio?

Ricordati, lettore morigerato, che la etèra Leena fu l’amante di Aristogitone e che gli ateniesi, proprio ne’ forti tempi della potenza loro, le eressero una statua. Non c’è bisogno d’essere Catone per amare la patria e si può cantarla senza essere Catone. Il Béranger diceva


     Aux drames du jour
Laissons la morale;
Sans vivre à la cour
J’aime le scandale.
. . . . . . . . . . . . . . .
     Paix, dit à ce mot
Caton, qui fait rage;
Mais il prèche en sot.
Moi je ris en sage.
               Bon
La farira dondaine
               Gai
La farira dondè.