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8 prologo.


Intanto, lettor maligno, sentiamo i peccatacci di questa scuola che tu chiami nuova, benchè abbia la barba lunga come il Cantico dei Cantici.

Prima di tutto, dici, non crede a Dio.

È proprio vero? Può darsi, non te lo nego, che al Dio personale, che al Dio comestibile sotto le specie del pane azimo e del vino puro ci creda così e così; ma di qui all’ateismo c’è tanto di strada. Lo so anch’io che tra gl’inni elzeviriani ce ne son pochi de’ sacri; ma pare a te che un disgraziato perchè ha il viziaccio di scriver versi sia obbligato a credere nella immortalità dell’anima? Ma Lucrezio non ne scrisse dei bellini senza crederci? E Guido Cavalcanti che cercò se Dio non fosse? E centomila altri?

E poi, vedi, tra questi elzeviriani che ti fanno l’effetto del rosso ai tacchini, ce ne sono degli scettici, dei panteisti, degli hegeliani, dei materialisti, e chi più n’ha ne metta. Tu intanto ti cavi il cappello al Kant, allo Schelling,