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neralmente solleticando l’interesse personale, che non si fa interessando la gloria, a cui rare sono le anime che s’innalzino“.
Riferirò per ultimo alcune sue riflessioni sull’influenza della filosofia negli Stati1. “Gli uomini di lettere (dic’egli) hanno maggiore influenza nel destino delle generazioni venture, di quanto ne abbiano gli stessi monarchi sugli uomini viventi. Spargono i primi semi de’ lor pensamenti: semi tardi bensì a produrre, ma che nella gioventù s’innestano; e l’uomo di lettere determina le opinioni del secolo che vien dopo di lui. I libri de’ filosofi son quelli che hanno finalmente costretto i tribunali, malgrado la tenacità delle antiche pratiche, a non più incrudelire contro le streghe ed i maghi; a non inferocire colle torture; a non infliggere pene atroci per opinioni; a limitare i supplizj ai soli casi estremi. I libri hanno resa accessibile al merito la strada degli onori, battuta in addietro da chi scaltramente simulando adulava gli errori volgari. Alle opere de’ filosofi siamo debitori se alle nostre infermità ora assistono medici illuminati e cauti, invece de’ ciurmatori ignoranti; se nel ceto degli avvocati la probità e il buon senso vennero sostituiti alla ma-
- ↑ Memorie della vita e degli studj di Paolo Frisi, pag. 17.