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persuadente. Mi lusingo che non dispiacerà ai lettori di vederne riferito qualche saggio, che servirà pure a dimostrare la purezza e la forza della filantropia che divampava nella sua anima.

Nelle Riflessioni sull’Annona1, dopo di aver dimostrato il mal uso delle largizioni elemosiniere che si fanno nelle città al questuante di professione, mentre il misero agricoltore è lasciato nell’abbandono, soggiunge: “Io non pretendo di ammortizzare quel benefico sentimento di compassione, che è la parte più sacra e nobile dell’uomo. Non pretendo che alcuno rendasi duro ai gemiti dei miseri cittadini. Pretendo soltanto di rendere illuminata la commiserazione, e avvisare che non si benefichi un cittadino col sagrificio crudele di otto contadini. Perda la mia mano il moto, e cessi io da scrivere prima che offenda la causa dell’umanità con alcuna opinione; la causa dei poveri e dei deboli è sempre stata, e lo sarà finchè io avrò vita, la causa per cui scriverò. Me felice, che sono nato e vivo sotto un governo in cui questa causa liberamente si difende ed è favorevolmente ascoltata!„

Altrove2 dichiara i suoi principj politici ne’

  1. Parte II, pag. 148, ediz. prima di Milano, 1796.
  2. Meditazioni sull’economia politica, § XXIV in fine. — Si noti che la prima edizione di quest’opera è del 1771.