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a quella di Mantova, di Padova, di Stockolm e all’Istituto di Bologna. Oltre una continua corrispondenza con suo fratello Alessandro, fu pure in relazione di lettere con Voltaire, Condorcet, Keralio, Morellet, d'Avenstein, il conte di Saluces, de Felice, Filangeri, Spallanzani ed altri molti.

La rimembranza delle sue qualità personali accresce il dolore della sua perdita. Non solo egli fu incorrotto ed instancabile magistrato; ma fu pure buon marito, buon padre, leale amico, di maniere cortesi, benefico, sincero, dotato della più viva sensibilità, costante nella gratitudine. Fu religioso, ma nemico della superstizione; zelante per la verità, e impaziente di esporla; appassionato per il bene de’ suoi simili, e non meno bramoso di ottenere la pubblica stima. Questa passione era sì fervida in lui, che soleva chiamarla un bisogno incessante, insaziabile e che continuamente lo tormentava. Scrisse molto e più operò; nè si sa qual preponderi in esso, se il profondo filosofo, o l’attivo ed utile cittadino. Nulla trattò che non avesse direttamente per oggetto il vantaggio pubblico. Anche il più sterile argomento si abbelliva sotto la sua penna; e il suo stile, benchè talvolta scorrevole in qualche lascivia di vezzo straniero, è sempre immaginoso, animato,