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Dal non essersi potuto da Verri ridurre a compimento il secondo volume della Storia di Milano, si sarà già eccitato nell’animo de’ lettori il presentimento di un qualche disastro; ed uno infatti sommo e irreparabile ne era accaduto, ma a lui non già, che placidamente era trapassato alla pace de’ morti, bensì a tutti i suoi concittadini che privi rimasero de’ suoi consigli e del suo esempio. Egli morì quasi improvvisamente, colpito d’apoplessia nella sala della Municipalità, nella notte del 28 giugno 1797, essendo in età di anni 69, mesi 6 e 17 giorni.

Si ammogliò due volte. La prima con Maria Castiglioni, dalla quale ebbe una figlia, indi il 13 luglio del 1782 fece sua sposa Vincenza Melzi che amò sempre teneramente, formando delle sue domestiche virtù, e della numerosa prole che da essa ottenne, la costante delizia degli ultimi anni suoi. Essa gli corrispose colla maggiore affezione, e rimasta a lui superstite nel fiore dell’età, gli fece erigere nella cappella gentilizia della rammentata villa di Ornago un decoroso monumento, accanto al sepolcro che egli stesso vivendo si avea preparato.

Di tre fratelli ch’egli ebbe, e tuttora viventi1,

  1. Lo erano quando io scriveva; ma tutti cedettero, da più anni, al comune destino. — Il cav. Giovanni, ultimo di essi,