dotti editori di storici antichi e moderni. L’altro, di aver violato la protesta da lui fatta1 di trascrivere fedelmente i frammenti dell’autore, mentre osò di mutilarli2. Queste arbitrarie alterazioni, le quali avrebbero pregiudicato alla fama di Verri se dessa stata non fosse solidamente fondata, rendono maggiore il desiderio di veder presto eseguita un’edizione completa delle di lui opere, affinchè vi si possa ristabilire il testo della Storia nella sua integrità aggiungendovi i pre-
- ↑ Veggasi la Nota dell’Editore in fine del Cap. XXIII.
- ↑ Così io scriveva nel 1804. — Sopravvisse il canonico Anton Francesco Frisi circa tredici anni, nè mai fece motto di risposta. Ma nel 1829 il figlio del conte Pietro Verri, dotto e cortese cavaliere, scoperse nell’esemplare de’ miei Economisti Italiani da lui posseduto, che il canonico, famigliare nella sua casa ed avvezzo ad impiastricciare de’ suoi commenti anche i manoscritti del padre, avea scritto nel margine di quel passo un laconico non è vero. Senza nulla sapere di questa segreta protesta, coll’occasione che fu ristampata nel 1825 la Storia di Milano, nella Prefazione al tomo IV di Continuazione ch’io vi aggiunsi, recai più esempj di quelle mutilazioni e infedeltà (§ III, pag. xxix a xxxviii), e varj altri mi sarebbe facile di aggiungerne; dell’abuso poi, ossia del non uso fatto de’ frammenti che il Verri avea scritto in fogli sciolti, nessuna prova mi rimane a produrre, perchè furono distrutti. — Or va e credi, quando un sacerdote e canonico, come la Pitonessa dal tripode, intende sdebitarsi da una grave imputazione col lasciare scritto tra foglio e foglio de’ volumi di una Biblioteca un arido e provato falso, non è vero.