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cariche era un ornamento superfluo per lui, se pur non era un peso incomodo al proprio genio. Spogliato dì quelle estranee decorazioni, egli rimase più che mai maestoso nella celebrità già acquistatagli da’ provati suoi talenti, da tanti servigi e dalle eminenti sue virtù.

Ridonato per tal modo alla privata indipendenza, la sua famiglia ed i suoi studj divennero le sole sue cure. Talvolta accordava ancora qualche attenzione alle cose pubbliche, e lasciò manoscritte diverse pregevoli Memorie sulle riforme del 1786 e sullo stato politico del Milanese nel 1790, unicamente, come si espresse, per dare sfogo alle sue idee sulla pubblica felicità1.


  1. I Pensieri sullo stato politico del Milanese nel 1790, di cui qui si fa cenno, nell’archivio della famiglia sono uniti in un volume a varj altri opuscoli, descritti dall’ab. Bianchi al num. lxxviii del Catalogo de’ manoscritti del conte Verri, sul quale inscrisse l’autore la dichiarazione: Pensieri politici da non pubblicarsi. In occasione di scrivere queste Notizie, io ebbi libera comunicazione di quel volume dalla cortesia della Contessa vedova, stante la fanciullezza del figlio erede; e benchè fosse allora illimitata la libertà della stampa in Milano, rispettando l’espressa volontà dell’autore, nessuno di quelli opuscoli ho inserito tra le sue Opere politico-economiche. Ma una copia dello stesso volume fu tratta per uso di rispettabile persona, che ben poteva averne la facoltà; e quella copia fu veduta da varj uomini studiosi, finchè apparve per la maggior parte pubblicata colle stampe di Lugano nel 1825 sotto il titolo di Scritti inediti del conte Pietro Verri. La pubblicazione