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zione ordita contro di lui. Si offerse opportuno alle seduzioni de’ suoi malevoli il carattere del nuovo imperatore Giuseppe II, smanioso bensì di ben fare, ma proclive a credere tutto ciò che gli dava occasione di una riforma. L’alienazione della confidenza del Sovrano rendevasi a Verri sempre più sensibile nelle continue relazioni colla Corte, cui era obbligato per la propria carica. Quindi nel 1786, mentre stava per erigersi nella Lombardia una nuova forma di governo, stimò prudente di spiegare il desiderio di un onorato riposo, che gli fu accordato. I pretesti de’ suoi detrattori sono riferiti dall’ab. Bianchi1, sulla traccia delle di lui Memorie e forse colle stesse sue parole, nella seguente maniera: “L’abolizione della Ferma generale, da Verri promossa ed ottenuta, non fece perder lena alla vendetta ed all’invidia. Si insinuò nel Principe destramente il sospetto che il di lui zelo fosse interessato, e che egli col favor popolare cercasse quasi una indipendenza. Si fece nascere una gelosia di lumi ed ingegno, quasi che egli volesse soverchiare e tutto sconvolgere a suo talento. La diffidenza fece moltiplicare gli ostacoli alla sua carriera, per modo che trovavasi non di rado costretto a disperdere la sua attività in una

  1. Elogio di Verri già citato, pag. 216 e 217.